Alda Merini e il dolore tremendo

SuiGeneris Edizioni
2 min readNov 2, 2020

Alda Merini, “nata il ventuno a primavera” nel 1931, dedica la sua vita alla letteratura e alla scrittura. Una poetessa che riesce a convertire il male esistenziale dovuto all’esperienza nei manicomi in poesie graffianti, di inesprimibile tensione e, al contempo, di vitalità.

Nelle sue opere trasforma i pensieri in prosa e poesia, rendendoli comprensibili a tutti coloro che le stanno intorno, perché quello è l’unico strumento che ha per far parlare la sua anima, spiegando quel dolore tremendo che si porta dentro.

“A te che mi chiedi

come si fa a scrivere,

io dico:

avendo dentro un dolore tremendo.

Esordisce come autrice a quindici anni, una giovanissima ragazza che entra in contatto con Giacinto Spagnoletti, critico letterario, il quale diventa la sua guida. Nel 1950 Spagnoletti pubblica due lavori della poetessa dal titolo “Il gobbo” e “Luce” nella “Antologia della poesia italiana 1909–1949”.

Alda Merini, da giovane

Emozionata, torna a casa con la recensione di Spagnoletti di una sua poesia, la mostra al padre che però la straccia in mille pezzi dicendo alla figlia: “Ascoltami, cara, la poesia non dà il pane”.

Da allora, vive in una fase di stallo. Tutto ha inizio quando nel 1947, a soli sedici anni, viene internata per un mese nella clinica di Villa Turro per disturbo bipolare.

Il 9 agosto 1953 sposa Ettore Carniti, operaio e sindacalista, in seguito proprietario di alcune panetterie di Milano, tutto sembra andare bene, da quel matrimonio nasceranno quattro figlie: Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta.

Ma non è cambiato nulla, dopo la seconda gravidanza, nel 1958, Alda entra in depressione post partum e otto anni dopo si aggrava ulteriormente.

I suoi giorni si alternano tra momenti di salute e follia, ma solo nel 1979 ritorna a scrivere, liberandosi dal peso degli anni passati in manicomio.

Negli anni Novanta decide di dedicarsi agli aforismi intesi come poesie brevi, istantanee in grado di catturare la bellezza indomabile della libertà.

Non è per niente facile, la vita. In particolare per le persone sensibili. Ma merita di essere vissuta, anche quando ci sentiamo troppo diversi dal mondo che ci circonda.

Muore a Milano il 1° novembre 2009, nel reparto di oncologia dell’ospedale San Paolo a causa di un tumore osseo.

Se c’è una cosa che Alda Merini insegna, attraverso le sue poesie, è che non possiamo lasciare che il nostro dolore tremendo dentro si trasformi in un baratro spietato, possiamo trasformarlo in un dono immenso.

articolo di Serena Votano

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